venerdì 25 giugno 2010

La dignità dei lavoratori non si svende, la crisi la paghino i padroni!






In queste ore, si sta giocando a Pomigliano una battaglia cruciale per i diritti degli operai e dei lavoratori. Il “rilancio aziendale” della FIAT voluto da Marchionne e perpetrato attraverso un bieco ricatto in nome del quale o si accetta un “modello di sviluppo” fondato sullo sfruttamento intensivo della classe operaia, privata dei suoi più elementari diritti sociali, oppure si cade nel baratro del licenziamento e della chiusura dello stabilimento, nasconde un disegno complessivo che il padronato, con la grave complicità di vasti segmenti di sindacati e con l’assenso esplicito di ampi settori della “sinistra” istituzionale, va attuando ormai da tempo.

Il referendum “farsa” a cui sono chiamati i lavoratori di Pomigliano non è altro che la cartina di tornasole attraverso cui si manifesta con chiarezza l’interesse di classe dei padroni (Confindustria e Governo Berlusconi in testa), i quali in tempi di crisi economica gettano la maschera democratica e si rendono responsabili di un ritorno a forme arcaiche di gestione del rapporto fra datore di lavoro e lavoratore. I diritti più elementari vengono calpestati: turni e straordinari obbligatori incrementati, malattia non pagata, drastica riduzione del diritto di sciopero. Questo dimostra che la lotta di classe non è affatto finita, a dispetto di quanto una certa sinistra continua ad affermare; la lotta di classe è quella che quotidianamente i poteri forti oppongono alla classe operaia, alle masse popolari, ai precari ed ai giovani privi di prospettive.

L’aumento scellerato della produttività in fabbrica espone inoltre la classe lavoratrice a rischi elevatissimi di incidenti sul lavoro; non ci bastano più le lacrime di coccodrillo che in troppe tragiche occasioni (si pensi alla drammatica strage della Thyssen Krupp) il politico di turno manifesta, per poi sostenere le aziende quando queste costringono i propri dipendenti a ritmi e condizioni tali da mettere a repentaglio la propria stessa esistenza per uno stipendio ai limiti della sussistenza.

E’ una battaglia complessiva, quella a cui siamo chiamati oggi, nel manifestare il nostro sostegno e la nostra solidarietà attiva agli operai FIAT. Accettare oggi un simile ricatto significa avallare domani l’abolizione dello Statuto dei Lavoratori, ma significa soprattutto legittimare il presunto diritto del padronato di poter disporre della forza-lavoro come dello strumento di risoluzione della crisi. Una crisi che è invece tutta interna al sistema capitalistico, ma le cui conseguenze gravano esclusivamente sulle spalle di tutti i soggetti sociali più deboli. E’ dunque in gioco, in questa vicenda, la tutela dei principi costituzionali, quegli stessi principi per la conquista dei quali migliaia di uomini e donne hanno dato la vita; ma non solo: è questa una battaglia di democrazia, una battaglia che se si concludesse con una sconfitta rischierebbe di aprire scenari ancor più drammatici, con un ritorno ad una dimensione post-feudale e semi-schiavistica, alla faccia della funzione progressiva del capitalismo, di cui tanti intellettuali si riempiono inutilmente la bocca.

Avvertiamo come urgente la necessità di una connessione delle lotte di tutti i soggetti sociali imbrigliati in questa crisi generale; l’unità di classe e l’organizzazione della mobilitazione e del conflitto sono aspetti imprescindibili per fronteggiare adeguatamente l’offensiva padronale. E’ quella stessa unità che oggi porta soggetti diversi come un collettivo comunista ed un gruppo di giovani studenti e lavoratori precari a sperimentare sul terreno della prassi una politica da fronte; solo la realizzazione di un intervento unitario caratterizzato da una dimensione antagonista e di classe potrà dare a questa ed alle generazioni successive la possibilità di uscire dal pantano del capitalismo in crisi.


Solidarietà ai lavoratori di Pomigliano!
Nessuna azienda dev’essere chiusa!
Nessun operaio dev’essere licenziato!


Collettivo Comunista Romano Collettivo CST deCOLLIamo
Aderente al Coordinamento dei Collettivi Comunisti cst_decolliamo@hotmail.it
comunistiromani@live.it
http://comunistiromani.blogspot.com

martedì 22 giugno 2010

Comunicato Commissione Congiunta 30.05.10


Un nuovo passo in avanti nell’unità dei comunisti per il partito



Si è tenuto l’incontro della Commissione Congiunta di Proletari comunisti e del Coordinamento dei collettivi comunisti; incontro avente l’obiettivo di stabilire contenuti, tempi e percorso del processo di unità tra le due organizzazioni al servizio dell’unità più generale dei comunisti per la costruzione del partito comunista necessario al nostro paese, nell’epoca storica attuale e nella situazione attuale.



L’incontro è stato preceduto anche, ed è bene sottolinearlo, da un’indecente azione della polizia/Digos torinese che ha sottoposto la delegazione di Proletari comunisti giunta a Torino ad un immediato atteggiamento di controllo, fatto di pedinamenti e foto, ad opera di quattro agenti riconosciuti. Il riconoscimento e la reazione della delegazione di Proletari comunisti ha ottenuto l’allontanamento frettoloso della forza repressiva. Noi da un lato denunciamo con forza questa azione, dall’altro essa conferma l’attenzione e la pericolosità percepita dallo Stato e dal governo della borghesia rispetto all’avanzamento del processo di unità dei comunisti.



L’incontro si è svolto in un clima caloroso e unitario anche se franco nelle opinioni e nell’affrontare i temi, come è necessario che sia dato l’impegno, l’importanza e la qualità che questo passo richiede.



Temi importanti affrontati nella riunione: il maoismo, l’internazionalismo, il rapporto tra teoria e pratica in questo processo. Così come si è ritornati sulla valutazione da dare e i passi da fare in merito alla battaglia nel movimento comunista più generale nel nostro paese.

Un altro elemento significativo del dibattito è stato quello relativo alla lotta ideologica attiva, lotta tra le due linee, funzione e applicazione del centralismo democratico; temi importanti anche perché alla base, tra l’altro, della separazione tra i quadri e compagni del Coor.Coll.Com. e il Carc/(n)Pci.



L’incontro ha avuto un esito positivo. Sono stati definiti, integrati e precisati 10 punti a base del processo di unità tra le due organizzazioni, che saranno oggetto di sviluppo e confronto per raggiungere questa unità in un tempo definito genericamente di massimo un anno, ma che naturalmente entrambe le organizzazioni sperano di accorciare per rispondere alle esigenze politiche della lotta di classe e del movimento comunista.



Il contenuto del dibattito deve servire a confermare, rafforzare, specificare ulteriormente che il partito comunista che vogliamo costruire deve essere:

1. basato sul marxismo-leninismo-maoismo;

2. basato sulla strategia della guerra popolare adatta alle condizioni specifiche del nostro paese;

3. fondato sulla centralità operaia, che sia reparto d’avanguardia organizzato della classe operaia;

4. costruito nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse;

5. di tipo nuovo che attui una completa rottura nel campo dell’ideologia, della teoria, della organizzazione, della pratica con il revisionismo vecchio e nuovo;

6. saldamente interno al movimento comunista internazionale e in particolare a quello di orientamento marxista-leninista-maoista, con un forte legame con i partiti comunisti impegnati nelle guerre popolari;

7. che combatta attivamente l’economicismo e l’eclettismo teorico-politico;

8. alternativo alle due varianti elettoralismo e militarismo, presenti nel nostro campo;

9. che sappia far vivere al suo interno la lotta ideologica attiva e la lotta tra le due linee e realmente attuare il centralismo democratico, alla luce delle esperienze negative che nel nostro campo ci sono state e che ancora ci possono essere;

10. consapevole che il grande lavoro per unire i comunisti nel nostro paese deve svilupparsi attraverso la lotta al settarismo come una delle deviazioni che ancora domina gran parte del movimento comunista.

Si è anche deciso che il dibattito su questi dieci punti possa essere condotto in forme aperte al fine di raccogliere l’attenzione e anche l’impegno di tutti i compagni organizzati e non che vogliono contribuire ed entrare nello spirito di questo percorso di unità. Invitiamo pertanto sin da ora chiunque voglia partecipare al dibattito ad inviare contributi (al momento utilizzando le caselle e.mail e i siti delle nostre organizzazioni).

Si è anche condiviso che questa unità, di quella che potremmo chiamare la componente marxista-leninista-maoista, non chiude il processo, ma anzi ne apre uno più ampio che permette l’avanzamento di tutto il movimento comunista e della battaglia per il partito.



L’importanza dell’incontro e il rapporto unitario che esso ha costituito e reso significativo si è mostrato nella convergenza nella pratica del lavoro comune che può fare da cemento e verifica e aiutare il processo di unità e il ruolo di esso nella più generale lotta di classe.

Su tre punti sono state prese decisioni operative:

1. il lavoro comune nelle fila della classe operaia, che comprende l’elaborazione di parole d’ordine comuni, piani di interventi in alcune fabbriche e realtà del ns paese, e la verifica di questo lavoro;

2. elaborare una proposta per unire il fronte di lotta contro la repressione statale contro le forze comuniste, le realtà proletarie e rivoluzionarie, le lotte politiche e sociali; per uscire dalla frammentazione, dalla lotta “ognuno per sé” che è una tendenza che deve essere superata;

3. la campagna a sostegno della guerra popolare in India, già lanciata a livello internazionale e nazionale e che vedrà l’impegno delle due organizzazioni nella promozione di meeting e delle altre attività.



È evidente che se a questa intesa, parole e progetto corrisponderà una elaborazione e una pratica conseguente, un passo in avanti e controcorrente verrà davvero fatto sarà dato un duro colpo alle concezioni e alla prassi dei dogmatici e dei settari. E borghesia, riformisti e opportunisti avranno di che preoccuparsi.



La Commissione Congiunta

15.6.2010

sabato 19 giugno 2010

L’attacco a Pomigliano D’Arco non deve passare!






Marchionne sta cercando di attuare il piano per il “rilancio della FIAT” che altro non è che il rilancio dei profitti a discapito della vita dei lavoratori, della loro dignità, dei loro diritti. A partire dalla chiusura di Termini Imerese e dal vergognoso e ignobile ricatto su Pomigliano D’Arco: “o accettate la cancellazione di tutti i vostri diritti o vi sbattiamo in mezzo a una strada”, la questione si lega strettamente al piano più generale, di Confindustria e governo, di abolire lo Statuto dei Lavoratori e il diritto di sciopero con la complicità dei dirigenti dei sindacati che si sono da subito resi disponibili e messi al loro servizio, come Angeletti e Bonanni.

Infatti, se i padroni fanno la loro parte cercando di ricattare gli operai e i sindacati, dall’altra il governo della banda Berlusconi fa la sua abolendo per decreto, pezzo dopo pezzo, gli articoli della Costituzione come l’ART.41, che limita ai padroni la possibilità di poter fare ciò che vogliono per logiche di mercato. Il capobanda Berlusconi del resto lo aveva detto pubblicamente qualche tempo fa di fronte all’assemblea degli industriali e poi a quella degli artigiani: “con questa Costituzione non è possibile governare”.

Ma per attuare il loro piano di lacrime e sangue contro i lavoratori, Marchionne, Marcegaglia e servi di governo devono ottenere il consenso più largo possibile che possa giustificare ogni azione anticostituzionale e antisindacale che i padroni intenderanno mettere in atto. Senza questo largo consenso, Marchionne e soci sanno bene che sarà per loro molto difficile riuscire a mettere in atto il loro piano contro la classe operaia. E’ per questo motivo che sono stati costretti a giocarsi la carta del ricatto di Pomigliano (per poi riuscire ad estenderlo agli altri stabilimenti) al fine di costringere la FIOM a legittimare, firmando l’accordo, le angherie padronali.

FIM e UILM, insieme, contano meno iscritti della sola FIOM e senza il benestare della FIOM diventerebbe impossibile qualsiasi tipo di manovra antioperaia. I padroni oggi hanno provato con il ricatto di Pomigliano, ma hanno trovato sulla loro strada il NO secco della più grande organizzazione sindacale dei metalmeccanici italiana. Il NO della FIOM all’accordo con Marchionne ha un significato molto più grande e più generale che va oltre la semplice contrattazione aziendale. Il NO della FIOM è un NO in difesa dello Statuto dei Lavoratori e della Costituzione italiana per la quale hanno dato la vita migliaia e migliaia di giovani, donne e uomini durante la Resistenza e la lotta di liberazione dal nazifascismo! La FIOM diventa quindi lo scoglio contro il quale si infrange l’arroganza dei padroni e dell’intera classe dominante. Un NO condiviso dalla maggior parte dei lavoratori i quali, al di la della loro appartenenza sindacale, hanno apportato la loro firma sull’appello per un assemblea generale lanciato dalla FIOM: 2500 firme e la FIOM conta 600 iscritti circa a Mirafiori. Sostenere la FIOM nella sua lotta è necessario ed è dovere di tutti i lavoratori e di tutti gli organismi politici che, in qualche misura, si rifanno agli interessi della classe operaia e delle masse popolari.

È interesse di tutti gli operai e di tutti i lavoratori che il piano FIAT per Pomigliano non passi. È interesse dei padroni farlo passare a tutti i costi. Non sarà facile quindi vincere la battaglia, ma perdere questa battaglia significa far retrocedere gravemente la posizione dei lavoratori. La fiducia che essi ancora accordano alla FIOM è oggi, ancora una volta, alla prova dei fatti. La FIOM questa volta deve quindi andare fino in fondo!

Usare ogni risorsa per mobilitare tutti gli operai e i lavoratori contro il piano FIAT.



Sotto la direzione del partito comunista, il più grande sindacato dei lavoratori italiani ha vinto grandi battaglie e ha strappato grandi conquiste. Oggi non esiste in Italia un partito comunista all’altezza del ruolo che ad esso compete. Ma la classe operaia può ricostruirlo anche a partire dalle lotte che oggi deve combattere e sulla base delle organizzazioni che oggi ha in mano.



La FIOM non deve retrocedere di un passo!

La crisi la devono pagare i padroni!

Nessun lavoratore deve essere licenziato!

Nessuna azienda deve essere chiusa!





Coordinamento dei Collettivi Comunisti

www.coorcolcom.org

coorcolcom@tiscali.it

16.06.10

venerdì 18 giugno 2010

LA FIOM Ai GIORNALI



LA FIOM Ai GIORNALI
Cari direttori dite la verità: la Fiat ci vuole licenziare
Il segretario generale Fiom Maurizio Landini
In questi giorni grande rilevanza viene data su tutti gli organi di informazione alla vicenda di Pomigliano. Abbiamo purtroppo verificato che i contenuti reali dell'intesa, quelli che hanno indotto la Fiom a ritenerla inaccettabile perché lesiva dei più elementari diritti dei lavoratori, fino a quelli costituzionali, non sono stati sufficientemente messi a conoscenza dell'opinione pubblica. Vi chiediamo quindi un particolare sforzo per dare adeguato spazio alla piena informazione sui contenuti dell'intesa. In particolare riterremmo di grande utilità che venisse resa pubblica la clausola contenuta al punto 15 dell'accordo separato: «Clausole integrative del contratto individuale di lavoro-Le Parti convengono che le clausole del presente accordo integrano la regolamentazione dei contratti individuali di lavoro al cui interno sono da considerarsi correlate ed inscindibili, sicché la violazione da parte del singolo lavoratore di una di esse costituisce infrazione disciplinare di cui agli elenchi, secondo gradualità, degli articoli contrattuali relativi ai provvedimenti disciplinari conservativi e ai licenziamenti per mancanze e comporta il venir meno dell'efficacia nei suoi confronti delle altre clausole».
Siamo all'introduzione di un principio di libera licenziabilità del lavoratore considerato inadempiente dall'azienda, principio che viola lo Statuto dei lavoratori e la Costituzione. La gravità di questa clausola non è stata messa a sufficiente conoscenza di un'opinione pubblica che pure è percorsa da un grande dibattito su altri temi nei quali si individuano lesioni alla Costituzione.

mercoledì 16 giugno 2010

da COLLETTIVO COMUNISTA PIEMONTESE

da COLLETTIVO COMUNISTA PIEMONTESE

da collettivo comunista piemontese: VOLANTINO PER PRESIDIO LUIGI E DAVIDE. 08.06. DALLE 9,00 C/o TRIBUNALE DI TORINO


VOLANTINO PER PRESIDIO LUIGI E DAVIDE. 08.06. DALLE 9,00 C/o TRIBUNALE DI TORINO

E’ormai passato un mese dall’arresto (12 maggio) dei compagni Luigi, Davide e Luca per gli scontri durante lo sgombero della casa occupata Lostile del dicembre scorso.
Il 28 maggio il tribunale del riesame al quale i tre arrestati si erano appellati (insieme ad altri 13 compagni colpiti da misure restrittive) ha dato responso negativo sulla scarcerazione dei tre, ponendo soltanto il compagno Luca agli arresti domiciliari. Luigi e Davide restano in carcere.
Ora a quanto pare il PM Antonio Rinaudo ha posto come condizioni per la concessione degli arresti domiciliari per Luigi e Davide l’allontanamento dalla città di Torino. Un vero e proprio “provvedimento di confino” come quelli che venivano applicati dai tribunali fascisti agli oppositori del regime. In questo caso, però, il provvedimento di confino verrebbe applicato “sotto banco”, perché altrimenti il PM Rinaudo dovrebbe renderne pubbliche le motivazioni confermando le sue tendenze fascistoidi.
Inoltre dopo più di un mese dall’arresto di Luigi e malgrado le ripetute domande che i compagni hanno fatto al Tribunale per andare a visitarlo, non è stata concessa dalla Procura alcuna autorizzazione e non è stata nemmeno resa nota una motivazione del diniego. Questa prassi sembra ripetersi di frequente per chi è detenuto nel carcere delle Vallette di Torino; a quanto ci risulta in altre città del Nord Italia il diritto ai colloqui dei detenuti è maggiormente tutelato.
Infine, il compagno Luigi dopo più di un mese si trova ancora rinchiuso nel settore “nuovi giunti”, un settore del carcere dove i detenuti dovrebbero rimanere soltanto il tempo necessario per le visite mediche. Un settore sprovvisto di televisione e con limitatissime agibilità dei detenuti che vi si trovano. Perché il compagno Luigi è ancora ai nuovi giunti in una situazione di semi isolamento? Perché non può ricevere colloqui? Per quale motivo la condizione per concedergli i domiciliari deve essere lasciare Torino dove il compagno ha una casa e un lavoro fisso?
Eppure l’ordinamento carcerario parla abbastanza chiaro:
I detenuti possono avere colloqui e corrispondenza con i congiunti e con altre persone. Anzi particolare favore viene accordato ai colloqui con i familiari. I detenuti possono avere quotidiani, periodici, libri. Ciascun detenuto è fornito di biancheria, vestiario e di effetti di uso in quantità sufficiente. Il permesso per avere un colloquio con un imputato in attesa del giudizio di 1°grado viene concesso dal PM. Un appellante, ricorrente o definitivo ha il diritto di essere visitato dai familiari o dal convivente. I non familiari devono richiedere il permesso al PM nel primo caso e alla Direzione nel secondo caso. (Art. 18 OP) I detenuti usufruiscono di 6 colloqui al mese (4 per i detenuti dell'art. 4bis). Durata massima del colloquio, 1 ora. A ciascun colloquio possono partecipare non più di 3 persone. (Art. 37 Reg)
Ma nel nostro “civilissimo” paese sono innumerevoli gli arbitrii attuati nei confronti dei detenuti poveri (perché quelli ricchi o non finiscono in galera o ne escono immediatamente) nelle carceri, i quali si trovano, anche a causa del sovraffollamento, in spazi ristretti e nella sporcizia, come hanno denunciato gli stessi prigionieri delle Vallette in alcune recenti lettere ai giornali. Serve a poco commuoversi quando giunge la notizia dell’ennesimo suicidio in carcere. Come i più riconoscono, da una simile situazione non possono che scaturire ribellioni, proteste e violenze. Una situazione carceraria che si fa ogni giorno sempre più insostenibile a causa della politica criminogena e repressiva attuata dalla classe dominante per arginare gli effetti della crisi di un sistema che produce soltanto miseria e morte per le masse popolari, mentre i ricchi si arricchiscono sempre di più. La situazione dei compagni Davide e Luigi ci permette anche di cercare di dare voce a tutti i proletari incarcerati e di sostenerli nella loro protesta per ottenere condizioni di vita dignitose!

giovedì 10 giugno 2010

Bisogna restaurare l’odio di classe.






“Bisogna restaurare l’odio di classe. Perché loro ci odiano, dobbiamo
ricambiare. Loro sono i capitalisti, noi siamo i proletari del mondo
d’oggi: non più gli operai di Marx o i contadini di Mao, ma «tutti
coloro che lavorano per un capitalista, chi in qualche modo sta dove
c’è un capitalista che sfrutta il suo lavoro.

A me sta a cuore un punto. Vedo che oggi si rinuncia a parlare di
proletariato. Credo invece che non c’è nulla da vergognarsi a
riproporre la questione. E’ il segreto di pulcinella: il proletariato
esiste. E un male che la coscienza di classe sia lasciata alla destra
mentre la sinistra via via si sproletarizza.

Bisogna invece restaurare l’odio di classe, perché loro ci odiano e
noi dobbiamo ricambiare. Loro fanno la lotta di classe, perché chi
lavora non deve farla proprio in una fase in cui la merce dell’uomo è
la più deprezzata e svenduta in assoluto? Recuperare la coscienza di
una classe del proletariato di oggi, è essenziale.

E’ importante riaffermare l’esistenza del proletariato. Oggi i
proletari sono pure gli ingegneri, i laureati, i lavoratori precari, i
pensionati. Poi c’è il sottoproletariato, che ha problemi di
sopravvivenza e al quale la destra propone con successo un libro dei
sogni”.

Edoardo Sanguineti



IN SOSTEGNO ALLE LOTTE DEI LAVORATORI!!!!
PERCHE’ LA CLASSE LAVORATRICE NON PAGHI LA CRISI PROVOCATA DAI PADRONI
RIVENDICHIAMO UN SINDACATO ANTAGONISTA ALLA CLASSE CAPITALISTA!!!
RICOSTRUIAMO IL PARTITO COMUNISTA RIVOLUZIONARIO!!!


Collettivo Comunista Romano aderente al Coordinamento dei Collettivi Comunisti comunistiromani@live.it http//comunistiromani.blogspot.com http//www.coorcolcom.org

sabato 5 giugno 2010

collettivo comunista romano 4 giugno per la palestina libera





da COLLETTIVO COMUNISTA PIEMONTESE


DENUNCIAMO GLI ABUSI SUI PRIGIONIERI E LE VIOLAZIONI DEI LORO DIRITTI! Oggi alle 10.51
E’ ormai passato un mese dall’arresto dei compagni Luigi, Davide e Luca, per gli scontri durante lo sgombero de L’Ostile del dicembre scorso. Il tribunale del riesame al quale i tre arrestati si erano appellati, con altri 13 compagni denunciati, chi ai domiciliari, chi a piede libero, ha dato responso negativo sulla scarcerazione dei tre, ponendo soltanto il compagno Luca agli arresti domiciliari. Luigi e Davide restano in carcere.
Dopo più di un mese dal suo arresto e malgrado le ripetute domande che i compagni del nostro collettivo, hanno fatto al Tribunale di Sorveglianza per andare a visitarlo, non è stata concessa, dal Tribunale, alcuna autorizzazione e non è stata nemmeno resa nota alcuna motivazione del diniego.
Di Davide non abbiamo ancora informazioni certe ma crediamo si trovi nelle stesse condizioni del compagno Luigi.
E’ inaccettabile che dopo quasi un mese dal suo arresto, il compagno Luigi non possa ricevere le visite dei compagni che ne fanno richiesta. Il Tribunale di Sorveglianza di Torino deve rendere note le motivazioni del diniego e definire quale è la posizione carceraria del compagno Luigi il quale, per altro, ufficialmente, non si trova nemmeno in isolamento!
Quindi di che si tratterebbe? Il compagno Luigi è sottoposto ad “isolamento non dichiarato”, impedendo che riceva le visite alle quali egli ha diritto? In questo caso si tratterebbe di un abuso gravissimo che non può certo passare sotto silenzio. Ma anche se si trattasse di questioni legate alla burocrazia del Tribunale, si tratterebbe comunque di una grave violazione dei diritti fondamentali del prigioniero!
I servi della dittatura democratica dello Stato borghese intendono, forse, farla pagare comunque al compagno Luigi, anche a costo di violare le loro stesse regole e leggi? Noi crediamo di si e non intendiamo fare passare sotto silenzio nemmeno una delle violazioni (palesi o mascherate da impedimenti burocratici) dei diritti umani, civili e politici, che questo governo parafascista, per mano dei suoi servitori, tenta di sopprimere.
Pretendiamo che venga fatta chiarezza sulla condizione di prigioniero del compagno Luigi e che vengano rese note le motivazioni del diniego alle ripetute richieste di colloquio che i nostri compagni hanno inoltrato al Tribunale!
Non è ammissibile che dopo un mese di carcerazione preventiva un prigioniero non abbia ancora avuto la possibilità di un colloquio!

LIBERTA’ PER I COMPAGNI PRIGIONIERI! ESTENDIAMO LA SOLIDARIETA’ NEI LORO CONFRONTI!
CONTRO LA REPRESSIONE NON SI TACE, NESSUNA GIUSTIZIA NESSUNA PACE!