domenica 25 aprile 2010

SOTTO ER CIELO DE ROMA...piovono limoni..ahahahah...



25 APRILE, festa della liberazione dal nazi-fascismo,è la festa dei partigiani , loro... non gli amerikani, hanno liberato l'italia dagli invasori, è la festa di tutti noi antifascisti, e anche di noi comunisti, perchè senza i compagni partigiani e il PCI clandestino, la resistenza italiana probabilmente avrebbe avuto poco peso e poca sostanza...
porta san paolo è gremita, non pienissima, ma c'è gente, tante bandiere rosse, tanti giovani...noi del COLLETTIVO COMUNISTA ROMANO siamo in 13, tra militanti e simpatizzanti...13 bandiere rosse...conosciamo finalmente il compagno lev petrovic, e il compagno massimo , il popolo rosso di fb esce dal virtuale e finalmente si marcia insieme.
facciamo volantinaggio, è una bella sensazione,è un motivo per discutere e per simpatizzare, ritrovo compagne che non vedo da una vita, e pure la sindacalista che mi trombò dalla CGIL,che fa finta di non conoscermi...ahahahah...che razzacciaaaa...i volantini vanno via che è un piacere, abbiamo tutti gli occhi pieni di orgoglio, è la nostra festa...
poi la notizia, sta arrivando la polverini, e sarà anche la prima a parlare dal palco...ma che ci fa, alla festa antifascista per eccellenza, una zoccofascistona con saluto romano in automatico...?
allora la piazza si muove, si agita, spinge più che può verso il palco, urlando FASCISTAA, e mille slogan antifascisti in coro...partimo come un corpo solo...siamo in un attimo tanti tutti compagni incazzati...cazzo, questo si che è politica da fronte...bacerei pure andrea fioretti dei CU per come sta urlando... lanciano frutta e uova...oh, tutte vitamine e proteine...fanno bene alla salute...specie a quella de chi li tiraa...la celere e i piddini ci respingono..intanto la polverini nun ha parlato, è scappata, e zingaretti s'è beccato na limonata...ahahahah...
la piazza si ricompone, dal palco i solito ipocritocratici invitano alla calma e ci tacciano di violenza e indegnità...perchè cos'è la loro, se non violenza, imporci la polverini...
ma non finisce qui...la provocazione continua...bandiere israeliane..ok, gli ebrei romani hanno fatto la resistenza, ma oggi gli ebrei di tutto il mondo reprimono la resistenza dei palestinesi e invadono lo stato di palestina...parte emiliano con PALESTINA LIBERAA e ASSASSINII...urliamo tutti, indignati... ...e daje, di nuovo siamo incivili,violenti, antidemocratici...ma democrazia non è anche essere liberi di dire ciò che si pensa...ma se per questo siamo violenti, allora la nostra voce è un'arma che ferisce...ahhh, la verità fa maleee...
partiamo finalmente in corteo, ed è festa davvero ora, siamo tutti antifascisti veri, compagni veri...
i politici, ora, possono dare la loro versione distorta... sono i comunisti che rovinano le manifestazioni pacifiche...violenti e incitanti all'odio...NOI?..e i fascistiii...il fascismo non ha mai smesso di esistere, alla faccia della costituzione, il fascismo non è cambiato, è ancora quello di allora..e loro, i politici ex compagni,lo stato borghese, hanno sdoganato casa pound e blocco studentesco ...il loro braccio armato delinquienziale, insieme alla polizia...perchè hanno paura, perchè per loro il 25 aprile è l'ipocrita compito di celebrare una festa che vorrebbero tanto cancellà dal calendario, mentre aspettano che anche l'ultimo partigiano, l'ultimo cuore che può raccontare la resistenza tiri le cuoia per tirare un sospiro di sollievo..e invece noi compagni sempre di più, sempre con più forza, calzeremo gli scarponi sfondati dei partigiani, raccoglieremo il loro fucile...la resistenza non è finita, mai...IL VENTO FISCHIA SEMPRE PIU' FORTE...W I PARTIGIANI, W L'ANTIFASCISMO....

MONICA DEL COLLETTIVO COMUNISTA ROMANO

sabato 24 aprile 2010

Volantino CCR 25 Aprile


Volantino CCR 25 Aprile

25 Aprile: Viva la Nuova Resistenza!

“Aldo dice: 26x1”; con queste parole, un telegramma del CLNAI lanciava a tutti i Comitati di Liberazione presenti sul territorio italiano l’indicazione dell’ora X; il nemico era vinto, la Resistenza stava per sferrare l’ultimo, decisivo assalto alle forze della reazione, atto finale della guerra partigiana. L’Insurrezione del 25 Aprile 1945 resta a tutt’oggi, sessantacinque anni dopo, il punto più alto della mobilitazione delle masse popolari nella storia del nostro Paese.

Da quello straordinario impulso di popolo, da quell’afflato collettivo che determinò la fine di un’epoca e la sconfitta di un regime tirannico sorse, meno di tre anni dopo, la Carta Costituzionale più avanzata d’occidente. Fu in nome di molte delle libertà proclamate nei 139 articoli della nostra Costituzione che migliaia di giovani e meno giovani, uomini e donne, immolarono la propria esistenza, pagando lo scotto più severo per non aver chinato il capo di fronte alle nefandezze del nazifascismo.

Furono i fazzoletti rossi delle Brigate Garibaldi, legate al PCI, l’avanguardia di quel meraviglioso e tremendo “assalto al cielo” che fu la Resistenza. La Liberazione dell’Italia dalla guerra e dalla dittatura era per ogni comunista, per ogni rivoluzionario, una condizione necessaria, ma non sufficiente, per spezzare le catene dell’oppressione di classe. La fine dei fascismi non avrebbe coinciso con la fine della lotta per l’acquisizione di diritti sempre più avanzati, per la fine dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, per la sconfitta del sistema capitalistico, in qualunque forma esso si manifestasse. La lotta rivoluzionaria dei comunisti sarebbe continuata anche dopo la fine della guerra e si sarebbe considerata conclusa soltanto con la realizzazione del socialismo.

Oggi il governo del nostro Paese è nelle mani di una banda di mafiosi, criminali, razzisti e fascisti. Ai lavoratori ed alla classe operaia si chiedono nuovi sacrifici e si promette un’illusoria fuoriuscita dalla devastante crisi economica. Parallelamente, lo spettro della mobilitazione reazionaria si fa sempre più manifesto; l’attacco ai residui delle conquiste ottenute dalle masse popolari con le dure e sanguinose lotte degli anni ’60 e ’70, le pulsioni xenofobe della Lega Nord, l’esecutivizzazione e la svolta autoritaria promossa dal Presidente del Consiglio, la criminalizzazione del dissenso sociale sono soltanto alcuni tra i più evidenti aspetti di questa fase, in cui il capitalismo si libera dei fronzoli democratici esprimendosi limpidamente come dominio di classe.

Si impone più che mai la tessitura di un filo rosso. Occorre legare la lotta partigiana ad una nuova Resistenza che, forte di una rinnovata memoria storica, esprima un conflitto di classe diffuso sul territorio, a partire dai posti di lavoro, rompendo lo schema della pacificazione sostenuto dalle opposizioni istituzionali, ma rivendicando la sola parola d’ordine che il proletariato e la classe operaia possono far propria nella lotta contro la borghesia: non c’è antifascismo senza anticapitalismo.

Il solo strumento che può garantire organicità e direzione al movimento rivoluzionario è il Partito Comunista. Un partito che rivendichi apertamente l’obiettivo della costruzione del Socialismo, che rappresenta l’unica prospettiva in grado di consentire alle centinaia di milioni di proletari che popolano il pianeta di uscire dal pantano del capitalismo in crisi. Solo un partito comunista forte, combattivo e direttamente legato alla classe potrà costruire una opposizione reale alle politiche dominanti e rendere vivo ed attuale il messaggio della Resistenza partigiana.

Contro il fascismo, in qualunque forma esso si manifesti!
Onore ai partigiani caduti per la libertà e per il comunismo!
Costruire il Partito Comunista Rivoluzionario!

Collettivo Comunista Romano – Aderente al Coordinamento dei Collettivi Comunisti

http://www.comunistiromani.blogspot.com
comunistiromani@live.it

giovedì 22 aprile 2010

dal collettivo stella rossa di biella:


La festa contro la repressione e l'assemblea del pomeriggio, fissate per
questo venerdì, sono state annullate a causa dei divieti e delle
prescrizioni imposte dal Comune di Cossato.
Il comando di polizia
Municipale ha imposto il divieto di fare il concerto e di utilizzare
qualsiasi impianto di musica. Vista la portata di questo decisione, il
collettivo ha pensato fosse meglio annullare l'evento per spostarlo a
data da definirsi.
Questo è un ennesimo tentativo di reprimere il
lavoro del collettivo Stella Rossa e più in generale contro il
movimento. Lo stato ha dimostrato ancora una volta di avere paura della
solidarietà e della lotta contro questo sistema di sfruttamento e
alienazione. La Questura in combutta con tutti gli enti locali del
biellese hanno adottato una linea repressiva molto dura nei confronti di
Stella Rossa perchè hanno paura del cambiamento, hanno paura di chi osa
alzare la testa.
Se la Digos, la Polizia, la Questura, il Comune
leghista di Cossato ecc. hanno deciso di non dare tregua a Stella Rossa
continuando a colpirici con il loro autoritarismo, vogliamo digli che
non ci fermeranno. Perchè anche se ci vieteranno di fare manifestazioni,
concerti, banchetti, volantinaggi , assemblee pubbliche, noi
continueremo a diffondere le notre idee e la lotta nelle scuole!
Potranno processarci, denunciarci, arrestarci, ma non potranno mai
obbligarci a pensare quello che vogliono. Vogliamo essere liberi.
Continueremo la notra lotta per l'uguaglianza, la libertà e la dignità.
Continueremo a lottare per il comunismo.
Non è che l'inizio...

Collettivo
Stella Rossa.

martedì 20 aprile 2010

Sullo statuto del (n)PCI: dal soggettivismo all’isolamento



Il (n)PCI ha emesso un comunicato nel quale annuncia il suo primo Congresso e pubblica il suo Statuto. Vogliamo soffermarci su un punto del loro Statuto perché esso racchiude una concezione soggettivista che a nostro avviso caratterizza gli ultimi anni del lavoro della cosiddetta carovana del (n)PCI.
Il soggettivismo è una deviazione da contrastare all’interno del movimento comunista affinché prevalga una giusta concezione materialistico-dialettica che permetta di sviluppare il processo di costruzione del partito, tenendo adeguatamente conto della situazione oggettiva, ed in particolare ponendo l’accento sulla necessità di uno stretto legame con la classe operaia e le masse popolari. Il soggettivismo conduce all’autoreferenzialità e al settarismo, quindi all’isolamento.

Il punto 6 dello statuto emesso dal I Congresso del (n)PCI dice: Principi organizzativi principali del Partito sono il centralismo democratico e la lotta tra le due linee. I due principi sono tra loro complementari: sono i due termini opposti di una unità dialettica. Tra i due, in alcune circostanze è principale il primo, in altre è principale il secondo.
Il centralismo democratico si sintetizza nei seguenti quattro punti: 1. elettività di tutti gli organi dirigenti dal basso in alto; 2. obbligo di ogni organo di partito di rendere periodicamente conto della sua attività all’organizzazione che lo ha eletto e agli organi superiori; 3. rigorosa e leale disciplina di partito e subordinazione della minoranza alla maggioranza; 4. le decisioni degli organi superiori sono incondizionatamente obbligatorie per gli organi inferiori.
Il principio della lotta tra due linee ci insegna che nel Partito comunista in ogni campo esistono sempre due tendenze, una che spinge in avanti e una che frena. Esse sono l’effetto combinato della contraddizione di classe (dell’influenza della borghesia e della lotta contro di essa), della contraddizione tra il vero e il falso e della contraddizione tra il nuovo e il vecchio. In certi periodi le due tendenze sono complementari e contribuiscono entrambe al lavoro del Partito. In altri periodi diventano antagoniste e incompatibili. La sinistra deve trasformare la destra. Se la destra risulta irriducibile, la deve espellere.

Il centralismo democratico e la lotta tra le due linee non sono e non possono essere due termini opposti di un’unità dialettica e non lo possono essere in quanto essi hanno natura diversa. Il primo è un principio organizzativo, “inventato dagli uomini” che vedendo le leggi di sviluppo dei processi hanno definito leggi e comportamenti adeguati a tali leggi, adatti a gestirle e a garantire lo sviluppo (del partito) stante le leggi contraddittorie di sviluppo. Il centralismo democratico c’è, esiste, se si decide coscientemente di applicarlo. È quindi una scelta soggettiva e cosciente.
La lotta tra le due linee invece è una legge oggettiva che sta “nelle cose” (cioè nei rapporti tra gli individui, nei rapporti sociali della società divisa in classi), prima e al di là della coscienza che di essa ne hanno gli uomini (sulla base del principio della “universalità della contraddizione”). Essa, scoperta da uomini, è stata definita in un caso particolare, cioè all’interno del partito, come lotta tra le due linee. Essa definisce la lotta più in generale che si svolge nella società capitalista, tra la borghesia e il proletariato e ancora più in generale è lotta che si sviluppa tra il vecchio e il nuovo, tra il giusto e lo sbagliato nella conoscenza e nella coscienza degli uomini. Essa esiste al di là della consapevolezza che ogni individuo o gruppo di individui ne ha. I comunisti l’hanno individuata fino a definirla (Mao) lotta tra le due linee. Essa è strettamente legata al processo della conoscenza, tale processo ha sue leggi di sviluppo (vedasi il brano di Mao su La Contraddizione, vol. 5 Opere di Mao).
Il centralismo democratico è stato proposto da Lenin durante il II Concesso del POSDR (vedasi Opere di Lenin, vol. 7) e aveva un preciso significato in quel dato momento storico, per quel che stava avvenendo all’interno del POSDR. Era una risposta concreta a una situazione concreta. Il centralismo democratico si è rilevato funzionale al di là di quel momento storico determinato ed è diventato un principio organizzativo che caratterizza e ha caratterizzato ogni partito comunista da allora ad oggi.
Esso è un insieme di regole che permettono la lotta tra le due linee senza spaccare il partito di fronte ad ogni divergenza. Permettono il dibattito, la lotta tra il giusto e lo sbagliato, tra il vecchio e il nuovo senza immobilizzare il partito; la minoranza si rimette alla maggioranza perché in tal modo vi è nella diversità la possibilità di azione comune; perché in tal modo il partito, nella sua lotta contro il nemico di classe, si muove unito come un sol uomo nonostante le divergenze al suo interno. Con il centralismo democratico il partito garantisce il dibattito, prende atto dell’esistenza di una minoranza (che esisterà sempre, anche essa sta nelle cose al di là della volontà degli uomini), e fa in modo che essa esista senza compromettere il partito stesso. Il centralismo democratico garantisce la democrazia attraverso la elezione dei propri dirigenti e attraverso il fatto che tali organismi dirigenti eletti rispondo periodicamente allo stesso congresso che li ha eletti. Garantisce poi il raggiungimento di un’unità ideologica più alta perché al momento del bilancio la teoria verrà confutata o affermata dalla pratica. La maggioranza sarà quindi confermata dalla pratica e non sarà confermata da se stessa.

Il (n)PCI sembra non riconoscere che centralismo democratico e lotta tra le due linee hanno una natura diversa. Esso mette sullo stesso piano i due principi, definendoli entrambi principi organizzativi, e poi, ancora peggio, afferma che a volte ne vale uno, a volte ne vale un altro. A volte….quali volte? Si suppone che voglia dire che quando la lotta tra le due linee assume un carattere antagonista, la sinistra deve espellere la destra (“La sinistra deve trasformare la destra. Se la destra risulta irriducibile, la deve espellere”). In questo caso secondo il (n)PCI non varrebbe più il principio organizzativo del centralismo democratico, ma il “principio organizzativo” della lotta tra le due linee. Bene, ma se la minoranza fosse la sinistra (come è capitato tante volte nella storia del movimento comunista, una per tutte la sinistra nel PCI di Togliatti), come farebbe questa sinistra ad espellere la destra che, in quanto maggioranza, sicuramente non si farebbe espellere da una minoranza? Come funziona questo “principio organizzativo” inventato dal (n)PCI? Chi definisce chi è la destra e chi la sinistra? In realtà la sinistra, nel caso fosse minoranza, dovrebbe conquistare il centro (diventare maggioranza) e isolare la destra. Mentre il (n)PCI pensa (anche se nello Statuto non lo dice) che la maggioranza sia sempre la sinistra e, come afferma anche il Partito del Carc (organizzazione della carovana del (n)PCI), la maggioranza ha sempre ragione (sic!), quindi quando le contraddizioni si fanno antagoniste (cioè quando la minoranza, che secondo il (n)PCI) è sempre destra, non è più compatibile) la destra viene espulsa, anche con sotterfugi, giochetti e non attraverso un dibattito franco e aperto che permetterebbe la conquista della maggioranza da parte della sinistra e principalmente permetterebbe il raggiungimento di un’unità ideologica a un livello più alto. E questo è come dire, tra l’altro, che Togliatti era la sinistra (il contrario di quanto affermato nel MP del n(PCI) a pag. 247) in quanto era la maggioranza. Affermare ciò significa negare praticamente la lotta tra le due linee come legge di sviluppo della conoscenza, come legge della contraddizione, come legge di sviluppo interna al partito.
Mao dice che quando era in minoranza portava avanti la battaglia, ma si rimetteva sempre al centralismo democratico. Effettivamente, a parte alcuni casi in cui si decide di rompere il partito con espulsioni o fuoriuscite, la lotta tra le due linee può avvenire solo rispettando il centralismo democratico. La lotta tra le due linee avviene attraverso il dibattito, avviene conquistando a sé una maggioranza (in generale ogni nuova idea parte da una minoranza di individui perché ogni cosa nuova nasce piccola), e se la minoranza conquista la maggioranza, secondo il principio del centralismo democratico, sarà la parte che definirà la linea di quel momento del partito e la minoranza (che inizialmente, prima dello sviluppo del dibattito, era maggioranza) si dovrà sottomettere.
Innalzare la lotta tra le due linee a livello di principio organizzativo dimostra: 1) che il (n)PCI pecca di soggettivismo confondendo ciò che è scelta soggettiva con ciò che è processo oggettivo, 2) di avere una certa confusione sulla dialettica, 3) di avere una concezione dogmatica in base alla quale la maggioranza ha sempre ragione, in quanto maggioranza ed è sempre la sinistra, concezione in collisione con la storia e con la realtà, 4) che i dirigenti del (n)PCI ritengono di non aver bisogno di apporti di nessuno perché sono loro a tenere la verità, al loro interno e al loro esterno, 5) che lo sviluppo del partito non è un processo complesso di trasformazione, ma è (o almeno loro vorrebbero che fosse) un processo monolitico in cui è definito una volta e per tutti dove sta la verità, dove sta la sinistra, ecc. La storia della costruzione del (n)PCI e infine del suo congresso lo dimostrano.


Coordinamento dei Collettivi Comunisti
14 aprile 2010

Contro il fascisti vecchi e nuovi, in piazza le nuove resistenze


Contro il fascisti vecchi e nuovi, in piazza le nuove resistenze
25 APRILE 2010 ORE 10 CORTEO DA PORTA SAN PAOLO A PIAZZA VITTORIO

Anche quest’anno gli antifascisti e le antifasciste di Roma scenderanno in piazza in occasione del 25 aprile, anniversario della Liberazione. Non si tratta di una semplice ricorrenza né di una vuota celebrazione retorica. La deriva autoritaria che sempre più pesantemente investe questo paese fa di questa giornata un appuntamento di lotta in cui condividere le mille forme che assume la nuova Resistenza.

In questo periodo storico di grave crisi economica e sociale segnata dalla precarizzazione generalizzata della vita di tutti e tutte, i poteri forti agitano in maniera spregiudicata e pericolosa i temi dell’emergenza e dello stato di eccezione come forma generale di governance delle contraddizioni sociali, restringendo gli spazi di libertà e di espressione, conculcando diritti, reprimendo e criminalizzando. Si va dal pacchetto sicurezza che reintroduce le leggi razziali, alla gestione militare del terremoto abruzzese, dall’abolizione progressiva dei diritti del mondo del lavoro al tentativo di imporre con la forza lo scempio del territorio, dal protocollo anti-cortei alla cancellazione della funzione critica della formazione, ecc. Siamo in presenza di una grave torsione autoritaria che rischia di scivolare verso forme di fascismo conclamato dato che la tendenza sembra quella di rendere permanente lo stato d’eccezione in nome della sicurezza, dato che imperversano il populismo mediatico, il razzismo istituzionale, il richiamo ai concetti di dio-patria-famiglia, dato che mafiosi e piduisti
dettano l’agenda del governo.

martedì 13 aprile 2010

SOLIDARIETA' AL COMPAGNO VALTER DEL COLLETTIVO COMUNISTA PIEMONTESE


Il Tribunale di Sorveglianza di Torino rigetta l'istanza di scarcerazione anticipata per all'antifascista Valter Ferrarato
Oggi alle 13.19
Il compagno Valter si trova da Agosto 2009 in regime di affidamento in prova ai servizi sociali (non può lasciare la provincia di Torino e deve rientrare in casa alle 23,00) e sta scontando la pena residua di un anno (ne erano stati inflitti 4 di cui 3 indultati) per la manifestazione antifascista dell11 marzo 2006 a Milano, durante la quale la polizia, per difendere la parata dei fascisti, caricò i manifestanti che si difesero rispondendo egregiamente, considerata la disparità di forze in campo tra gli antifascisti ele forze dell'ordine.
Il compagno Valter, ha continuato a svolgere la sua attività politica sul territorio della provincia di Torino, senza mai cedere alle intimidazioni e ai ricatti dovuti alla sua condizione di affidato in prova. La Questura ha più volte segnalato l'attività del compagno del CCP al Magistrato di Sorveglianza il quale, considerando tale attività non consona al "reinserimento sociale" del compagno, non gli ha concesso il beneficio della scrcerazione anticipata (45 giorni all'anno).
Il Magistrato di sorveglianza di Torino ha senza dubbio un criterio diverso per definire quali attiività possano essere socialmente utili. Il Collettivo Comunista Piemontese ritiene invece che l'attività politica del compagno Valter e di tutti i compagni che lavorano alla ricostruzione del partito, che svolgono concretamente la militanza antifascista, che si preoccupano dello stato dei lavoratori e dei diritti delle masse popolari, sia un attività di alto valore morale e sociale che il compagno Valter non ha alcuna intenzione di interrompere, anzi. La negazione del beneficio dei 45 giorni di scarcerazione anticipata è da considerare la conferma che il compagno Valter svolge effettivamente attività di alto valore sociale e morale e che questa attività è efficace e viene riconosciuta anche dal nemico di classe.
W L'ANTIFASCISMO MILITANTE! SOLIDARIETA' CON IL COMPAGNO VALTER E CON TUTTI I COMPAGNI COLPITI DALLA REPRESSIONE!

lunedì 12 aprile 2010

da COLLETTIVO COMUNISTA PIEMONTESE: INDAGATI ANTIFA TORINESI


INDAGATI ANTIFA TORINESI Oggi alle 18.30
Lunedì 12 aprile il compagno Luigi simpatizzante del Collettivo Comunista Piemontese ha ricevuto un avviso di garanzia e di conclusione delle indagini riguardante la manifestazione ANTIFASCISTA contro il presidio di Casa Pound tenutasi in piazza S. Carlo a Torino il 24 ottobre del 2009 e in seguito alla “fusione” dei fascisti in fuga di Casa Pound che di erano riparati presso i razzisti leghisti che nello stesso tempo avevano allestito un presidio in piazza Castello. Il compagno Luigi viene accusato di avere aggredito un cineoperatore che, all’atto di fare riprese sui manifestanti, non aveva dichiarato la sua identità, poi scopertasi di carabiniere. Il compagno Luigi, durante i momenti di tensione dovuti alla presenza dei fascisti e dei razzisti nella piazza principale di Torino, avrebbe, secondo la Questura, impedito che un “pubblico ufficiale “compiesse il proprio dovere” filmando gli antifascisti e gli antirazzisti presenti in piazza che difendevano la Costituzione (nelle sue parti sane) che viete l’apologia di fascismo e le pratiche razziste sul territorio nazionale.
Secondo l’avviso di garanzia ricevuto dal compagno Luigi, altri 21 compagni sarebbero indagati, a vario titolo, per la stessa manifestazione.
Polizia e carabinieri difendono fascisti e razzisti nelle piazze e nelle strade della nostra città. La Procura si occupa di perseguire gli antifascisti e gli antirazzisti sottoponendoli a stretto regime di controllo ed indagine finalizzato alla intimidazione tramite processi consumati in quelli che sono ormai diventati veri e propri moderni TRIBUNALI SPECIALI di nefasta memoria.
Facciamo appello a tutti i compagni, gli antifascisti e gli antirazzisti perché si uniscano, al di la delle differenze ideologiche che ci separano, gli sforzi e le risorse per contrastare efficacemente qualsiasi forma di repressione o di intimidazione nei confronti di tutti coloro che non hanno intenzione di abbassare la testa di fronte alle angherie e ai soprusi.


Collettivo Comunista Piemontese

colcompiemonte@yahoo.it tel. 3476558445

Ai Comunisti senza Partito



Cari compagni,
mi permetto di pubblicare poche righe per sintetizzare tramite la parola scritta concetti che ho particolarmente a cuore e che l'attualità, segnata dall'ennesimo disastro elettorale del centrosinistra e alla conferma della scomparsa del microverso della sinistra borghese, pone al centro della discussione per qualunque marxista.
Oggi, la nostra società si trova di fronte ad un bivio.
La crisi economica di sovrapproduzione sta permeando di sé anche l'opulento occidente, segnando la quotidianità con un pesante bilancio di incremento della disoccupazione, della sottoccupazione ed un generale impoverimento che determina una tendenziale proletarizzazione del ceto medio ed uno spaventoso allargamento della forbice che divide la borghesia dal proletariato.
Una crisi i cui effetti sociali sono sotto gli occhi di noi tutti; guerre tra poveri, aumento della criminalità, crescita delle pulsioni xenofobe e razziste.
Il movimento comunista e rivoluzionario, parimenti, vive uno dei suoi momenti più bui.
La sinistra borghese si candida nella "migliore" delle ipotesi a stampella assai sbilenca del centrosinistra prossimo venturo, in una dimensione assai ridotta anche rispetto all'opzione già fallimentare del '96 e del 2008.
La classe operaia, le masse popolari, non hanno più fiducia nella Rivoluzione; la disillusione, frutto anche di decenni di controrivoluzione preventiva che ha "disarmato" le avanguardie, è penetrata nel cuore del proletariato.
Oggi, i comunisti hanno un compito centrale: leggere la fase storica con strumenti teorici adeguati e costruire le condizioni per la trasformazione dell'esistente.
Siamo in una fase di "difensiva strategica", dobbiamo porre le basi per costruire un equilibrio strategico che ci consentirà di passare all'offensiva.
Ma non si tratta, come pensano alcuni anche sinceri marxisti-leninisti, di doversi soltanto mettere a studiare, chiusi nelle proprie stanze e sedi.
Si tratta invece di lottare, ma tenendo gli occhi bene aperti sulla strategia e sulla tattica da adottare.
Occorre insomma ricostruire il Partito rivoluzionario; occorre legare i quadri politici alla classe di riferimento e produrre nella dialettica prassi-teoria-prassi un circolo vizioso che possa favorire la ricostruzione di un legame più solido tra il partito in costruzione e la classe oggettivamente rivoluzionaria.
Io sto invitando concretamente tutti i comunisti rivoluzionari a fare un passo; a liberarsi della disillusione che forse serpeggia anche tra di noi; a smuovere in primo luogo la propria coscienza militante.
Per scendere sul terreno della lotta, della militanza attiva.
Il Coordinamento dei Collettivi Comunisti sta lavorando in questa direzione; il lavoro è lungo ed occorrono buone braccia e buone teste.
A queste teste ed a queste braccia mi rivolgo con questo appello.
Incontriamoci, discutiamo fuori dalla virtualità; organizziamoci e mobilitiamo i nostri compagni in questo percorso ambizioso ed affascinante.
lavoriamo insieme alla costruzione del Partito.
Per qualunque informazione, contattatemi pure in privato.
Per il Comunismo, insieme!

ROBERTO TESTERO del COLLETTIVO COMUNISTA ROMANO

venerdì 9 aprile 2010

COLLETTIVO COMUNISTA PIEMONTESE: "Gli operai comunisti e i loro compiti di fronte alla crisi"



Data: venerdì 16 aprile 2010
Ora: 21.00 - 23.00
Luogo: Torino via Spotorno 4

Descrizione.Molto probabilmente, entro la fine di Aprile la FIAT, per bocca di Marchionne, annuncerà il proprio “piano industriale”. In realtà dovremo parlare di “PIANO LICENZIAMENTI” in quanto, con tutta probabilità, si tratterà di una devastante ristrutturazione che prevede 5000 esuberi in tutta Italia e soltanto 2500 a Mirafiori. E’ la solita storia! Per i padroni i piani industriali riguardano soltanto il mantenimento e l’aumento dei loro profitti sulle spalle e sulla pelle dei lavoratori. Anche le stragi di operai, come quella della Thyssen Krupp di Torino, fanno parte dei “piani industriali”: risparmiare ovunque è possibile, anche sulle misure di sicurezza!! Gli operai che prima della crisi del sistema capitalistico avevano, con il loro lavoro, fatto la fortuna degli Agnelli, dei Krupp e dei Falk (per citare alcuni tra il pugno di padroni parassiti che decidono della vita e della morte di noi operai) oggi, nel pieno della crisi per sovrapproduzione di capitali e merci, diventano un peso, una spesa da eliminare (anche fisicamente). Non è vero che i padroni si darebbero da fare per superare la crisi! La crisi per i padroni rappresenta un occasione per giustificare tutta una serie di angherie e di malefatte che altrimenti non potrebbero in alcun modo giustificare perché colpiscono proprio il centro della produzione industriale e del consumo di massa, gli OPERAI E LE LORO FAMIGLIE!
Ma come si fa a lasciare che questi “signori”aumentino la loro ricchezza sulle disgrazie di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie!? Il mese scorso si è tenuta al Lingotto l’assemblea degli azionisti FIAT che, approvando il bilancio 2009, ha deliberato il pagamento dei dividendi pari a 244 MILIONI di EURO! Montezemolo, durante l’assemblea ha affermato che il gruppo FIAT è in buone condizioni e quindi, ai TOP MANAGER dell’azienda andranno altri 8 Milioni oltre ai 4 Milioni già deliberati. I PADRONI E I DIRIGENTI quindi non sarebbero responsabili dei settori in crisi dell’azienda, anzi, a loro dovrebbe andare tutto il merito (meglio se in fiumi di denaro) per i settori in sviluppo. Per i PADRONI e i MANAGER, il problema sarebbero gli OPERAI e i loro DIRITTI, come ad esempio quello dell’ART.18, per citarne uno tra tutti quelli conquistati con le dure lotte del passato.
Marchionne quindi, gonfio di profitti milionari, entro aprile annuncerà “lacrime e sangue”per gli operai della FIAT e tra i 2500 licenziati a Mirafiori potresti esserci anche tu, un tuo famigliare o i tuoi compagni di lavoro più cari, quelli con i quali, anche “grazie” alla condivisione della fatica quotidiana, si è istaurato un rapporto umano e di amicizia che va oltre i confini delle mura del reparto di fabbrica, della mensa o dello spogliatoio! E’ necessario organizzarsi e mobilitarsi uniti, al di là delle rispettive sigle sindacali alle quali molti di noi aderiscono proprio perché comprendiamo che è l’organizzazione lo strumento con il quale gli operai possono respingere gli attacchi del pugno di padroni parassiti che si arricchiscono sulla nostra pelle! Però, combattere per difendere il posto di lavoro e i diritti conquistati nei decenni passati, vuol dire anche combattere contro il sistema che permette l’assurdo arricchimento dei padroni a fronte della miseria dei lavoratori. Vuol dire combattere per sostituire questo sistema malato con un sistema diretto dai lavoratori, un sistema socialista nel quale non vi sarà spazio per i borghesi parassiti. Un sistema che garantisca salute, istruzione, lavoro e servizi. Se pensiamo soltanto ai miliardi di Euro (soldi nostri) che lo Stato riversa ogni anno, o per la cassa integrazione o per gli incentivi, nelle tasche dei padroni che ne fanno richiesta, ci viene facile immaginare a come e quanto sia possibile stare tutti molto meglio se questo denaro venisse utilizzato per garantire un lavoro socialmente utile a tutti quanti e quindi un esistenza degna di essere vissuta! Ma per proseguire nella lotta per il socialismo è necessario che gli operai comunisti si uniscano al lavoro per la ricostruzione del loro partito comunista rivoluzionario! Questa lotta passa anche attraverso la propaganda del socialismo che gli operai comunisti possono e devono svolgere nelle officine e sui loro posti di lavoro!

lunedì 5 aprile 2010

daINDYMEDIA ROMA:7 A P R I L E 2010 Tributo a MARIO SALVI




Inizio:07/04/2010 - 17:00
Fine: 07/04/2010 - 19:00
Promotore evento:
Confederazione Cobas


7 A P R I L E 2010 Tributo a MARIO SALVI
APPUNTAMENTO dalle ore 17 a Primavalle , in P.za Mario Salvi

Il 7 Aprile 1976 il compagno Mario Salvi veniva ucciso a Roma , nei dintorni del Ministero di Giustizia, colpito alle spalle dall'agente penitenziario Velluto in via degli Specchi ( in quel luogo una lapide ne ricorda il sacrificio) , mentre manifestava il suo sdegno nei confronti della feroce giustizia che condannava l'anarchico Giovanni Marini, reo di essersi opposto alle ripetute aggressioni della canaglia fascista a Salerno , colpendo a morte per legittima difesa lo squadrista Falvella .
Il compagno Mario Salvi svolgeva con passione la militanza politica nel quartiere di Primavalle, partecipe del dibattito e delle esperienze dell'autonomia operaia romana dei Comitati Autonomi Operai di via dei Volsci.
Son trascorsi 34 anni da quel omicidio di Stato , senza che Mario e la sua famiglia abbiano ottenuto giustizia e il risarcimento morale da tributare a chi ha sacrificato la sua giovane vita per i diritti e i bisogni negati,per una società di liberi e uguali.
IL 7 APRILE 2010 DALLE ORE 17 l'appuntamento è in p.za MARIO SALVI dove i/le compagni/e ricorderanno la sua opera nel quartiere di Primavalle.

venerdì 2 aprile 2010

da COLLETTIVO COMUNISTA PIEMONTESE:Niente asilo politico per Avny Er, militante turco anti-governo



Ieri alle 18.18
Niente asilo politico per Avny Er, militante turco anti-governo
Amnesty: "Scontati 6 anni in Italia, ma là rischia la tortura"
APCOM

Rischia l'espulsione in Turchia, dove è ricercato e potrebbe essere torturato. E' stata respinta dalla commissione territoriale competente la richiesta di asilo politico avanzata da Avny Er, militante comunista turco che ha scontato in Italia quasi sei anni di carcere per l'appartenenza a una delle organizzazioni entrate nella lista nera internazionale dopo l'11 settembre. Da diciassette anni in Italia, fu condannato per la sua adesione al Thkc, il Partito rivoluzionario di liberazione del popolo, una formazione di estrema sinistra di ispirazione comunista, al quale aderiscono attivisti turchi, studenti, intellettuali, giornalisti e operai, che si dedica anche alla lotta armata. Avny Er, che collaborava con la rivista turca Ekmek Ve Adalet ("Fare giustizia"), si difese spiegando di essere un attivista che denuncia la pratica della tortura e le violazioni dei diritti umani messe in atto dalle autorità in Turchia. Una spiegazione poco convincente per i giudici del tribunale di Perugia, che lo hanno considerato organico al partito e, anche se non gli hanno contestato alcun fatto diretto di violenza, lo hanno condannato per l'appoggio che avrebbe fornito all'organizzazione. Arrestato nel 2006 nell'ambito di una operazione internazionale che ha fatto scattare le manette per circa 140 persone tra Turchia, Germania, Olanda, Belgio, Grecia e Italia, dopo che il Thkc era finito nella lista nera delle organizzazioni terroristiche, Avny Er è stato condannato a sette anni. Dopo averne scontati cinque e dieci mesi, è uscito il 14 febbraio scorso grazie a una riduzione di pena per buona condotta. Dopo la scarcerazione è stato condotto nel Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Bari Palese, in attesa dell'espulsione. In Turchia è ricercato, imputato in tre diversi procedimenti penali. Ankara aveva chiesto la sua estradizione, che era stata negata. Ora però l'espulsione avrebbe lo stesso effetto pratico. Il suo legale, Flavio Rossi Albertini Tiranni, annuncia che impugnerà la decisione della commissione per il diritto d'asilo di fronte al tribunale di Bari. Nel frattempo chiederà un provvedimento di sospensiva alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, che ne ha già concessi tre nell'arco delle ultime settimane, tutti per bloccare l'espulsione: uno dopo la scarcerazione, il secondo dopo la decisione del giudice di sorveglianza che confermava il Cie e il terzo in attesa della decisione della commissione sul diritto d'asilo. Contro l'espulsione di Avny Er in Italia si sono mosse molte organizzazioni dei diritti umani, tra cui l'Arci, l'Asgi (Associazione studi giuridici sull'immigrazione), Sos razzismo, e Save the children. Undici consiglieri regionali della Campania (i capigruppo di Pd, Idv, Prc, Sd e Verdi) nel luglio 2009 lo hanno visitato nel carcere di Benevento e hanno indirizzato al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, un appello contro la sua espulsione. Il 26 marzo Amnesty International, spiega il portavoce dell'organizzazione, Riccardo Nuri, ha scritto al ministro dell'Interno, Roberto Maroni, per chiedere "che l'Italia rispetti il proprio obbligo internazionale a non respingere una persona se questa nel Paese in cui viene espulsa rischia la tortura o processi irregolari. L'Italia - spiega Nuri - ha firmato quattro convenzioni internazionali che glielo impongono. Negli ultimi due anni sono stati diversi i casi di torture subite da persone con gli stessi capi di imputazione che sono contestati ad Avny Er, mentre abbiamo notizia di una persona che è morta per i maltrattamenti. Se torna in Turchia sarà processato dalla Corte per la sicurezza dello Stato di Adana. I due articoli del codice penale turco per cui sarebbe processato sono formulati in modo abbastanza vago e lasciano ampia discrezionalità al giudice".

da indymedia roma:7 MAGGIO 2010: FORZIAMO IL BLOCCO - Appello


7 MAGGIO 2010: FORZIAMO IL BLOCCO - Appello
Versione stampabile
Ven, 02/04/2010 - 08:58
autore:
Patria Socialista, RASH Roma, Magazzini Popolari Casalbertone
7 MAGGIO 2010: FORZIAMO IL BLOCCO!
UN APPELLO ALLE FORZE DEMOCRATICHE E ANTIFASCISTE DELLA CAPITALE E D'ITALIA

Esattamente un anno fa, attraverso un infame disegno di legge l'"Ordine del Tricolore", ambienti governativi cercavano di infliggere l'ennesimo fendente mortale alla storia repubblicana del Paese assimilando partigiani e repubblichini alla medesima visione mistificatrice e senza memoria del nostro
passato.
Grazie alla mobilitazione spontanea e di massa dell'Italia antifascista l'aborrito proposito rientrava ma nei mesi successivi sistematicamente si continuava a perseguire, a più livelli, un preciso obiettivo: riscrivere, in spregio alla verità, la storia del passato per meglio controllare quella del futuro. Altrimenti non potrebbe essere in un Paese nel quale politicanti, trasformisti e avventurieri di ogni risma governano facendo e disfacendo leggi a loro piacimento e convenienza personale, sputando senza vergogna sulla Costituzione vergata col sangue di un'intera gioventù che seppe ribellarsi all'arbitrio e alla prevaricazione fatte sistema.
In questo quadro, dove a vincere sono sempre i furbetti potenti di turno, i prepotenti e gli uomini privi di etica, la Resistenza, simbolo reale e metastorico degli alti ideali di Giustizia sociale e Libertà rappresenta un precedente scomodo e ingombrante di cui sbarazzarsi frettolosamente.
Abbiamo così assistito al tentativo truffaldino di derubricare dai programmi scolastici i temi della Resistenza e della guerra di Liberazione, nella nostra città, medaglia d'oro alla Resistenza, al taglio dei fondi per le celebrazioni in onore dei caduti partigiani (Fosse Ardeatine, Quadraro). Tutto questo mentre ministri non hanno perso occasione di esaltare la "mai dimenticata X MAS", noti imprenditori vicini al governo hanno sponsorizzato celebrazioni in ricordo delle SS italiane (vedi Nettuno), famigerati criminali neonazisti sono stati dislocati in posizioni strategiche dell'amministrazione comunale (vedi i recenti scandali comparsi sulle cronache cittadine).
Per il 7 maggio CasaPound e Blocco Studentesco, gli orgogliosi fascisti del III millennio, hanno indetto la loro piccola marcetta su Roma, una manifestazione nazionale che intende sfilare per le strade di Roma da piazza della Repubblica fino a piazza Venezia, in un evidente sussulto di nostalgia mussoliniana. In spregio al dettato costituzionale questo ennesimo tassello di una più articolata, rinnovata "mobilitazione reazionaria" si profila come particolarmente insidioso. La manifestazione, infatti, pur priva di una piattaforma rivendicativa intelligibile, reca con sè il fine strategico e oggettivo di far accreditare i fascisti che la organizzano come forza pienamente accettata e accettabile in una democrazia ferita e miope che ha perso le sue radici e le sue ali.
Un corteo di fascisti che fieramente inneggiano al traditore Mussolini (il guerrafondaio nemico dei popoli, collaborazionista dei criminali nazisti), un corteo di personaggi che puntutamente, da qualche anno a questa parte, rinverdiscono le vili gesta delle squadracce in camicia nera rendendosi responsabili in tutta Italia di vili aggressioni a studenti e studentesse (vedi i recenti fatti dell'Università di Tor Vergata). Un corteo di questo tipo sarebbe un'onta incancellabile per il cuore Libero e Generoso della nostra città.
Non possiamo tollerare che la memoria e la dignità delle migliaia di soldati, partigiani, uomini e donne che generosamente hanno sacrificato la loro vita nella lotta al nazifascismo per consegnarci una società più giusta vengano ancora una volta infangate complici l'oblio, la rassegnazione, l'indifferenza.
Intendiamo dare una risposta chiara e unitaria ai fascisti e ai loro padrini, per questo lanciamo un appello a tutte le forze dell'antifascismo romano e nazionale per bloccare sul nascere questa annunciata presenza in piazza dei nostalgici di Hitler e Mussolini.
Per questo chiediamo accoratamente alle associazioni partigiane, a quelle dei combattenti, ai movimenti, ai centri sociali, ai partiti, ai comitati di quartiere, ai singoli, ai comunisti, agli anarchici, agli antifascisti di ogni tendenza di sottoscrivere questo appello per creare insieme un ampio fronte che
esiga la cancellazione del corteo.

Patria Socialista, RASH Roma, Magazzini Popolari Casalbertone

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