giovedì 25 marzo 2010

Io NON voto.



Cari compagni,
ci avviciniamo all'ennesima scadenza elettorale.
da più parti sento parlare di emergenza democratica, di golpismo strisciante, di attacco alla democrazia.
A fronte di un clima simile, l'invito che spesso ci viene rivolto è quello al voto "intelligente"; che altro non è se non la nuova versione del cosiddetto "voto utile", quello al centrosinistra - ca va sans dire -.
Bene.
Nutro il massimo rispetto nei confronti dei progressisti illuminati e dei "sinceri democratici"; quelli, vien da sé, che sognano il capitalismo dal volto umano, color rosa shocking, magari quello delle badanti romene un po'meno vessate dai propri "padroni", quello del "volemose bene" e della nonviolenza (tutto attaccato, proprio come centrosinistra).
Costoro, certo, ritengono che un buon liberale sia pur sempre meglio di un finto liberale che gestisce il bene pubblico come un despota sudamericano.
Costoro magari gioirono, ventuno anni fa, per il crollo del muro di Berlino e plaudirono alle variegate operazioni mediatiche di criminalizzazione del socialismo reale.
Costoro, diciamoci la verità, non si sognerebbero nemmeno di privarsi di pezzi significativi del proprio "libero" orticello per consentire alla collettività di godere di fette più larghe di democrazia (quella di Rousseau, non quella di Voltaire).
Costoro continueranno a dirsi di sinistra, magari addirittura comunisti (ma comunisti del XXI secolo, che poi è la versione di sinistra dei "fascisti del duemila"), ma ci verranno sempre a ricordare che Pertini era meglio di Napolitano, che Berlinguer era meglio di Bersani e che, tutto sommato, si stava meglio quando si stava peggio.
Costoro non sanno nulla di economia, evidentemente; perché se avessero letto anche solo 10 pagine di Adam Smith (o di Ricardo, o di Keynes), tanto per non scomodare il buon Karl (le citazioni del quale sono inversamente proporzionali alle letture che se ne sono fatte), saprebbero che quella che stiamo vivendo è una crisi globale, entro la quale il ruolo degli stati-nazione è fortemente compromesso da politiche di mondializzazione che rendono i margini d'intervento "locale" estremamente ristretti. Saprebbero che il capitalismo non si può governare, o quanto meno non lo si può governare nei momenti di crisi, in barba alle belle parole di papi, santoni indiani, monaci in toga arancione, intellettuali da operetta.
Berlusconi governa dispoticamente, è vero.
E allora?
Lo sconfiggeremo con il neoliberismo della Bonino e con la Tav della Bresso, o con le mazzette di De Luca?
No.
Lo sconfiggeremo costruendo l'alternativa di sistema, rifuggendo le sirene dell'emergenza democratica; perché come diceva Mao, per costruire un edificio nuovo, bisogna prima distruggere, abbattere alle fondamenta quello vecchio.
Per questo, chiunque si riconosca in una prospettiva di alterità rispetto al sistema capitalistico, la sola prospettiva è la lotta.
Non conserveremo il lavoro con un governo di centrosinistra; non avremo una scuola, una sanità ed un sistema di trasporti efficienti e gratuiti con la sopravvivenza della Federazione della sinistra.
Avremo soltanto un freno in più dal quale districarci nella lotta per la costruzione del solo altro mondo possibile: il socialismo.
Non è il voto la sola carta da giocare; oggi, abbiamo di fronte una sinistra rivoluzionaria da costruire, da ri-costruire. Dalle fondamenta.
Per farlo, dobbiamo sconfiggere i finti amici, organizzarci in cellule, gruppi, organizzazioni rivoluzionarie.
E cominciare (o continuare) la battaglia per la trasformazione a partire da lì.
La lotta per migliori condizioni di lavoro, per la tutela della salute, dello stato sociale e dell'ambiente, è efficace soltanto se si esercita nel quadro di una prospettiva strategica di carattere rivoluzionario.
Altrimenti, si riduce alla campagna per le "riforme di struttura" di togliattiana memoria.
Quella che ha consentito alla democrazia Cristiana 50 anni di governo. Disarmando le masse.
Per questo, il 28 Marzo io non consegnerò il mio voto alla buona borghesia, ma annullerò la mia scheda per delegittimare la sinistra "democratica" rispetto alla rappresentanza della mia identità di cittadino, comunista e rivoluzionario.

Roberto Testero Collettivo Comunista Romano

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